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Squares do not (normally) appear in nature confronta il pubblico con uno spazio senza attori attraverso 13 esperimenti visivi e sonori. La base del lavoro è la consapevolezza del colore attraverso luce, nebbia, vetro e immagini che diventano i protagonisti della scena. Una metafora letterale della ricerca di Josef Albers e di come solo apparenti temi astratti ne siano gli attori principali attraverso le forme, la realtà e l’osservazione.

"Astratto, nel dizionario Oxford d’inglese, ha nove definizioni, di cui la più appropriata è la seguente: ritirato o separato dalla materia, dall'incarnazione materiale [...]. Opposto a concreto". Dal latino, abstractus significa “tratto via”. Come in matematica il senso di astrarre qualcosa significa ridurlo al suo essenziale - dando per inteso che le entità matematiche siano astrazioni - così nelle arti visive il senso della pittura astratta è una composizione caratterizzata da un certo o totale grado d’indipendenza dal mondo reale e dalla sua mimesi. Quest’azione di allontanamento o separazione è l'aspetto chiave del progetto, che sorge dalla domanda: come si autoridefinisce il teatro eliminando i suoi esecutori? Che cosa ne rimane? Astrarre è un modo per riportare spiritualità nel lavoro?

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L’azione parte dalla citazione di Mies van der Rohe sulla chiusura del Bauhaus come punto di non ritorno per Josef Albers. Infatti, Albers non solo attraversò l’oceano Atlantico per una nuova vita negli Stati Uniti, ma si mosse verso una diversa e ulteriore formulazione dell’osservazione che lo portò all’essenza della costruzione e della percezione della realtà. In un percorso in cui l’osservatore è connesso agli aspetti sensibili e fisici del vedere, i criteri e le parole di Albers connettono lo spettatore con una rinnovata tipologia narrativa. Una narrazione rallentata, i cui parametri – che rientrano nel dominio della percezione che l’artista tedesco aveva già intuito nel suo lavoro - costringono il pubblico ad adottare nuovi criteri rispetto a quelli generalmente accettati o conosciuti.

Ma come suggerito dal titolo, questo lavoro ha anche a che fare con la natura e ciò che normalmente non appare in essa. In particolare, vengono drammatizzati effetti astratti mettendo in scena reazioni naturali quali l’aurora boreale e gli arcobaleni. Questa specifica scelta decostruisce l’ingannevole convinzione che l'arte astratta sia troppo impersonale o fredda. In questo senso, non stupisce che Elaine de Kooning abbia notato che "anche se i suoi dipinti in un primo momento potrebbero sembrare impersonali, non uno di loro potrebbe esser stato dipinto da qualcun altro se non Josef Albers stesso". Si può dire dunque che lo spettacolo mette in scena l'esperienza così come concepita da Albers nella sua didattica dagli anni del Bauhaus al Black Mountain College e a Yale: un invito ad ascoltare, guardare e a riappropriarsi del proprio tempo.

Josef Albers

Nato il 19 marzo 1888 a Bottrop, in Germania, si iscrive al Bauhaus di Weimar nel 1920 e nel 1923 viene nominato Istruttore del Corso Preliminare. Nel 1933, emigra negli Stati Uniti con la moglie, Anni Albers, dove crea il dipartimento artistico al Black Mountain College in North Carolina. Nel 1950, inizia la sua serie di dipinti Homage to the Square e nello stesso anno accetta l'incarico di Preside del Dipartimento di Design all'Università di Yale. Nel 1963, la Yale University Press pubblica Interaction of Colour, dimostrando i principi dell'esplorazione di Albers sulla mutabilità e sulla relatività del colore ispirati al suoi famosi insegnamenti. Nel 1971, Josef Albers è il primo artista vivente a essere esposto con una retrospettiva al Metropolitan Museum of Art di New York.

anno

2014

durata

0:45:00.0

genere

teatro

credits

di OHT | Office for a Human Theatre 

> con il sostegno di The Josef and Anni Albers Foundation (USA)
idea e regia Filippo Andreatta
ricerca scientifica Chiara Spangaro
movimenti meccanici e meraviglia Paola Villani
scenografia Filippo Andreatta e Paola Villani
musica di scena Roberto Rettura
tecnico Giovanni Marocco / Massimiliano Rassu
brano “ala” di Matteo Nasini
produzione OHT, Provincia Autonoma di Trento
in collaborazione con Regione Trentino Alto-Adige, MART museo d'arte moderna e contemporanea, Comunità di Valle della Vallagarina, PuntoLuce sas
residenze Centrale Fies, Albers Foundation
grazie a Barbara Boninsegna, Annalisa Casagranda, Brenda Danilowitz, Fritz Horstman, Alessandra Klimciuk, Nick Murphy, Giacomo Raffaelli, Jeannette Redensek, Nicholas Fox Weber

storia produzione

11-12.X.2014 Rovereto, MART museo d'arte moderna e contemporanea
20.VI.2015 > Praga (CZ), Prague Quadrennial - Conferenza
30.VII.2015 Dro, Drodesera Festival - Centrale Fies
dal 12 al 15.XI e dal 18 al 22.XI.2015 Milano, Teatro dell’Arte – CRT Milano
13-14-16.IX.2016 Roma, Short Theatre Festival
20-21.IX.2016 Terni, Terni Festival
dal 04 al 07.V.2017 Firenze, Fabbrica Europa Festival
08.IX.2017 Bolzano, TransArt Festival

numero repliche

30